In ricordo di Loris Premuda nel decimo Anniversario della morte
(17 aprile 2012- 17 aprile 2022).
Lo Studio Firmano ricorda Loris Premuda, uno dei più grandi storici della medicina del Novecento, a dieci anni dalla scomparsa avvenuta a Trieste il 17 aprile 2012. Proprio dieci anni fa, grazie agli eredi che diedero corso alla volontà del prof. Premuda, lo Studio Firmano ne ha raccolto la sua eredità intellettuale, attraverso la donazione della biblioteca privata che lo studioso conservava nella sua abitazione privata di Trieste. La volontà di donare la sua raccolta allo Studio Firmano va ricondotta al pluridecennale rapporto di stima che legava Loris Premuda a Mario Santoro. I due studiosi si conobbero a Roma mentre frequentavano il corso di perfezionamento in storia della medicina diretto dal maestro prof. Adalberto Pazzini. Premuda fu spesso ospite delle Tornate fermane organizzate dal prof. Santoro e l’amicizia con Santoro continuò per tutta la vita. Nel 2019 è giunta la seconda parte della donazione Premuda grazie alla concessione del prof. Mauro Melato, Presidente del Conservatorio di Storia Medico-Sanitaria dell’Alto Adriatico di Trieste. La collezione Premuda, ricomposta nella sua interezza, è oggi parte della Biblioteca Specialistica dello Studio Firmano, è in gran parte catalogata e indicizzata nell’opac del sistema bibliotecario nazionale. Si tratta di una raccolta prestigiosa per gli studi storico medici che conferisce ampio respiro- nazionale ed internazionale- alla biblioteca dello Studio Firmano.
Il nome del prof. Premuda si lega in particolare all’Ateneo Padovano ove fu docente di storia della medicina dal 1955 fino al 1992, svolgendo anche il ruolo di Direttore dell’Istituto di Storia della Medicina fondato nel 1957 cui venne annessa la Biblioteca Medica “V. Pinali”. Tuttavia la fama del prof. Premuda fu di rilievo europeo. Ebbe incarichi di insegnamento e ricerca anche nelle principali università europee come Vienna, Londra, Monaco, Bonn, Colonia, Leida solo per citare le più importanti. Ottenne riconoscimenti da diverse università europee tra cui Wurzburg. A tal proposito riportiamo di seguito il ricordo di un episodio emblematico legato a tale riconoscimento che il figlio dr. Silvio Premuda ha voluto condividere nel decimo anniversario della morte del padre:
“Quest’anno cade il decimo anniversario della scomparsa di mio padre. Non mi sembra vero perché, per me, è sempre presente e mi capita spesso di sognarlo. È una presenza costante nella mia vita. Sembra forse incredibile ma è così. Questa premessa è necessaria prima di raccontare un episodio inedito della sua vita, e davvero strano, accaduto tra il 1983 ed il 1992. Premetto che mio padre ha trattato molto marginalmente, nella sua attività, l’occultismo e i fenomeni paranormali sebbene la storia della medicina si occupi, in determinati ambiti, pure di tali argomenti. Ricordo ad esempio un libro dal titolo “Streghe maghi e guaritori” scritto dal professor Adalberto Pazzini che lessi con grande interesse proprio su indicazione di mio padre. Il professor Premuda affrontava scientificamente il proprio lavoro e non era un uomo suggestionabile o impressionabile. Era però sensibile e convinto che la natura custodisse misteri dei quali ben poco si sa. Egli aveva assistito di persona ad alcuni avvenimenti dei quali non parlava spesso ma che erano motivo di riflessioni attente. Uno è quello che sto per raccontare.
È cosa nota che Loris Premuda venne insignito della medaglia d’oro Rinecker (fu il secondo italiano dopo Camillo Golgi al quale venne conferita). L’evento si svolse il 3 dicembre 1982 durante un’importante e suggestiva cerimonia alla presenza di tutta la Facoltà medica dell’Università Julius-Maximilian di Würzburg sotto la presidenza del professor Theodor Berchem. È superfluo dire che fu uno dei momenti più intensi della sua carriera ed è evidente che la medaglia venne custodita con particolare attenzione, insieme ad altre, in una piccola cassetta di sicurezza che mia madre teneva in un armadio. Dopo circa un anno, in un momento libero, mio padre chiese di poter vedere la medaglia. Non c’era un motivo particolare. Aveva solo piacere di vederla. Mia madre andò ad aprire la cassetta e rimase di stucco. La scatola con la Rinecker era sparita. La cercò dappertutto. Praticamente buttò all’aria tutta la stanza ma senza esito. Niente. Dopo ulteriori giorni di ricerche infruttuose mio padre decise, non senza imbarazzo, di contattare l’università di Würzburg per ricevere una copia dell’onorificenza che gli venne spedita. Entrambi i miei genitori, tuttavia, non si davano pace sulla sparizione della medaglia e continuarono a cercarla nel corso degli anni. Le ricerche riprendevano ogni volta che, per un motivo o per un altro, la faccenda tornava alla ribalta. Passarono così 9 anni.
Mia madre, in particolare, non riusciva a rassegnarsi e un giorno del 1992 riprese per l’ennesima volta le ricerche e, per l’ennesima volta, decise di aprire la cassetta. Ciò che vide la lasciò senza parole: la scatola della Rinecker era lì. Sul momento pensò che mio padre avesse riposto la seconda onorificenza senza averla avvisata. Ne parlò con lui ma la risposta fu che la medaglia era in un cassetto della sua scrivania. Egli andò a prenderla e la trovò subito.
Era successa una cosa incredibile: c’erano due Rinecker. Non era solo incredibile ma praticamente impossibile perché nell’arco di quasi 10 anni mia madre aveva guardato nella suddetta cassetta almeno 50 volte.
Questo episodio venne raccontato ad alcune persone che si occupavano di fenomeni paranormali ma nessuno riuscì a dare una spiegazione plausibile.
Io non so come interpretarlo ma è successo. L’unica cosa che pensammo in famiglia fu ad uno scherzo di qualche “spiritello” (con le dovute cautele ovviamente) o a un fenomeno di smaterializzazione/materializzazione. Se mio padre aveva altre idee in merito non lo so. Non sempre raccontava tutto ciò che sentiva quindi la cosa resterà un mistero.
Un fatto è sicuro: Loris Premuda era un personaggio particolare ed era un uomo che lasciava il segno quando lo si conosceva. Capacità professionali a parte, vi era in lui qualcosa di speciale. Aveva una grande capacità di comunicare con il suo prossimo e a volte gli bastava uno sguardo per capire chi gli stava di fronte. Non è semplice esprimere a parole ciò che intendo dire ma una simile sensazione l’hanno percepita molti di coloro che lo hanno conosciuto e me lo hanno confermato.
Mi fa piacere raccontare e condividere un piccolo avvenimento della sua vita sconosciuto ai più ma che, secondo me, aiuta a capire l’uomo che si celava dietro lo studioso. Un uomo appartenente ad un mondo che non esiste più del quale, immersi come siamo nella super tecnologia, forse sentiamo la mancanza. Diceva sempre mio padre: “un medico non dovrebbe essere solo uno che prescrive esami ma anche uno che, prima di fare una diagnosi, riesce ad immedesimarsi nel paziente che ha davanti”.
Come Studio Firmano siamo onorati di tenere viva la memoria di uno dei più grandi storici della medicina italiani il cui insegnamento è quanto mai attuale con tutta la sua forza scientifica ed etica.
La Direzione dello Studio Firmano.
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